Procedura sperimentale per la determinazione di ritardanti di fiamma alogenata presenti in ambienti di lavoro,
è il documento redatto dal dipartimento Innovazione tecnologiche e sicurezza degli impianti, prodotti e insediamenti antropici dell’Inail, il quale si sofferma sul rischio dei ritardanti di fiamma alogenati (HFR) per la salute dei lavoratori e sull’analisi di un metodo analitico per analizzare tali composti sia di vecchia che di nuova generazione.
I ritardanti di fiamma alogenati sono dei composti che si trovano su oggetti comuni, come apparecchi elettrici ed elettronici, altamente infiammabili e sono volti a ridurre il fumo e la propagazione di fiamme in caso di incendio.
L’Italia, purtroppo, è uno dei pochi paesi a non aver ratificato la Convenzione di Stoccolma, nonostante fu uno dei paesi firmatari.
La suddetta Convenzione mira a ridurre o eliminare l’utilizzo di inquinanti tossici, tra cui anche gli HFR, chiamati Persistent Organic Pollutants (POP).
Negli impianti di riciclaggio e smaltimento di questi rifiuti, dove avviene la triturazione, il rischio per la salute dei lavoratori è molto alto, poiché nell’ambiente vengono rilasciati gli HFR, provenienti da apparecchi sia di vecchia che di nuova generazione.
Nonostante i ritardanti di nuova generazione, siano considerati più sicuri rispetto a quelli utilizzati negli anni 70, è molto probabile che siano anch’essi tossici, a causa della loro poca solubilità e di un elevato grado di alogenazione.
Riguardo ai rischi in ambito lavorativo, oltre agli impianti di riciclaggio e smaltimenti, tra i luoghi di lavoro maggiormente a rischio, per la presenza di ritardanti di fiamma, troviamo gli impianti di produzione di materie plastiche, il settore dei tessili, dei trattamenti superficiali del legno e dell’edilizia.