Intersettorialità e partecipazione
Com‘è noto, il mondo del lavoro, a tutte le latitudini e con maggiore evidenza nella parte industrializzata del nostro pianeta vive, talvolta in modo drammatico, un processo di cambiamento epocale.
L’instabilità e la mutevolezza dei mercati, gli effetti della innovazione tecnologica che imprime ritmi accelerati ai processi produttivi impongono tra l’altro una revisione del modo in cui l‘individuo si colloca nei sistemi produttivi.
Tutto questo, ovviamente, si interseca con una nuova visione dell’uomo/lavoratore come protagonista dei mutamenti ambientali, all‘interno di un processo epocale di cambiamento culturale che investe i concetti di salute, benessere e malattia.
La naturale conseguenza di queste trasformazioni si concretizza in un postulato non superabile, secondo cui benessere e produttività sono strettamente interdipendenti, almeno quanto lo è il rapporto costi-benefici degli investimenti di promozione della salute nei luoghi di lavoro e nel sostenere attivamente la tendenza di promozione della qualità totale in azienda.
In altre parole, le nuove tipologie di lavoro, i cangianti ed innovativi settori economici, la globalizzazione dell‘offerta e della domanda e la composizione demografica dei lavoratori modificano continuamente il quadro d‘insieme in materia di tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro ed impongono di focalizzare le priorità indirizzando al contempo le risorse a tutela del lavoratore.
In questa direzione è ovviamente indirizzato il piano nazionale della prevenzione 2020-2025 del quale si è discusso in occasione della presentazione del terzo Forum annuale del Gruppo Tecnico Interregionale Salute e Sicurezza sul Lavoro, dal titolo “SesTAnti, Sessioni Tematiche di Anticipazione delle attività di prevenzione degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali — 2019″, tenutosi a Milano nel luglio scorso.
Un Forum nel corso del quale abbiamo particolarmente apprezzato il contributo offerto dalla Dr.ssa Adriana Giannini e la Dr.ssa Mara Bernardini (Servizio prevenzione collettiva e sanità pubblica – Direzione Generale cura della persona, salute e welfare (Regione Emilia Romagna), che ci offre l‘opportunità di approfondire due temi importanti per una efficace strategia di prevenzione: la intersettorialità e la partecipazione.
Il documento delle due funzionarie, del quale proponiamo una sintesi, prende le mosse dalla vision del Piano Nazionale Prevenzione (PNP) 2020 – 2025, riassumibile nei seguenti criteri:
- focus sui determinanti di malattia;
- affermare il ruolo cruciale della promozione della salute e della prevenzione;
- adottare un approccio di sanità pubblica che garantisca equità e contrasto alle diseguaglianze;
- porre le popolazioni e gli individui al centro degli interventi migliorandone la salute e il benessere;
- basare gli interventi sulle migliori evidenze di efficacia;
- la sfida del costo-efficacia degli interventi, dell‘innovazione, della governance;
- lo sviluppo di competenze per i professionisti, la popolazione e gli individui.
e principi:
- per una promozione della salute e una prevenzione attuata attraverso azioni che si dipanino in un quadro strategico di quinquennio;
- recepisce gli obiettivi sottoscritti a livello internazionale e incorpora gli obiettivi già decisi all‘interno di piani nazionali;
- intende valutare i risultati raggiunti attraverso indicatori di outcome oppure di output dei processi sanitari per i quali sia dimostrabile una relazione tra output e outcome;
- la messa a regime di registri e sorveglianze come elementi infrastrutturali indispensabili;
- produrre un impatto sia di salute sia di sistema e quindi di essere realizzati attraverso interventi sostenibili e ordinari;
- la trasversalità degli interventi tra diversi settori, istituzioni, servizi, aree organizzative.
E‘ interessante notare che con riferimento anche ai Piani Regionali di Prevenzione, si presentano alcune parole chiave come intersettorialità e integrazione, equità, partecipazione, costo efficacia, che non lasciano spazi di manovra ad approssimazioni o sperimentazioni autoctone.
L‘intersettorialità, in tale contesto, si basa sul riconoscimento della salute quale processo complesso che implica interdipendenza tra fattori personali, di genere, socio-economici, e non solo.
In questo senso, la promozione della salute, è un processo complesso che richiede un largo coinvolgimento e una corresponsabilità di attori diversi tra i quali i governi a tutti i livelli, la società civile, il mondo scientifico e accademico e ogni singolo cittadino, per sviluppare una cultura della condivisione e una comune comprensione sui determinanti della salute e per definire ambiti sinergici di intervento.
In tale contesto, appare superfluo sottolineare che per agire efficacemente, e in modo intersettoriale, sono necessarie alleanze e sinergie tra forze diverse, tese a rafforzare:
- la programmazione congiunta su obiettivi comuni e conseguentemente diminuire la frammentazione di programmi e interventi;
- l‘integrazione di servizi e funzioni;
- l‘organizzazione di percorsi formativi rivolti ai professionisti e ai soggetti di tutti i settori coinvolti e finalizzati al trasferimento di conoscenze e a favorire la costruzione di reti.
La naturale e condivisa conclusione alla quale è comunque necessario giungere è che la promozione della salute non è solamente cosa giusta e desiderabile ma è una necessità cogente e indifferibile.
In tal senso, lo ripeteremo fino alla noia, la promozione della salute deve essere intesa non come costo ma come un vero e proprio investimento: un investimento grazie al quale è possibile garantire la prosperità di una nazione e migliorare la qualità di vita dei suoi cittadini/lavoratori.