Aiutare le persone a fare dei buoni trade-off con la regola delle 4 P
- Benessere psicologico e comportamento in merito alle misure anti-Covid, la situazione attuale
Prima del 4 marzo 2020, pensare che gli studenti italiani di elementari, medie e superiori, potessero seguire la scuola da casa era letteralmente considerato impossibile.
Poche settimane dopo quella fatidica data, tutti gli studenti italiani seguivano le lezioni da remoto.
Lo scorso anno quella misura pensata impossibile, e le molte altre di quei primi 2 mesi di pandemia, sono state accettate, con difficoltà, ma accolte come la soluzione ad un problema di cui si conosceva la pericolosità, ma di cui non si conosceva bene l’entità.
Quelle decisioni all’epoca sembravano davvero le migliori.
Oggi a distanza di 1 anno, quelle misure sono state trasformate, descritte dei vari Dpcm e Dcm.
A distanza di 1 anno, sempre più persone vivono queste restrizioni come non più accettabili, sempre più persone disattendono le regole.
Tutti i giornalisti, i politici continuano a dire che gli italiani sono stanchi, come psicologa non potrei essere più d’accordo.
I miei colleghi di Elidea ed io ascoltiamo ogni giorno gli sfoghi di chi in azienda da manager, da lavoratore o da imprenditore deve affrontare nuove problematiche e accollarsi nuovi costi e difficoltà per portare avanti la propria attività nel rispetto delle norme e a tutela della salute.
Per non parlare di genitori in smart working e figli in DAD alle prese con le difficoltà di relazione, di apprendimento e fisiche che lo stare tanto davanti ad un pc, comporta.
Il problema più grande è che i contagi non smettono di salire, condizionando pesantemente la salute fisica: contemporaneamente lo stato della salute psicologica e relazionale generale peggiora.
Vediamo a tale proposito qualche dato del 2020:
- un italiano su quattro presenta sintomi depressivi o ansiosi (questi i principali risultati del progetto COCOS (Covid Collateral ImpactS),della Sezione di Igiene del Dipartimento di Scienze della sanità pubblica e pediatriche dell’università degli studi di Torino (vai all’approfondimento);
- 12% di aumento dell’uso di psicofarmaci: l’AIFA (Agenzia italiana del farmaco.) riporta questo tasso di crescita del consumo degli ansiolitici nel 2020 rispetto all’anno precedente (vai all’approfondimento);
- 30% l’aumento di separazioni e divorzi, secondo l’associazione avvocati matrimonialisti italiani (vai all’approfondimento);
- raddoppiato il numero delle persone che hanno ucciso e si sono tolte la vita se rapportato allo stesso arco temporale del 2019;
- aumento di suicidi (vai all’approfondimento);
- aumento del disagio tra i giovani (vai all’approfondimento) aumento attività autolesionistiche e tentati suicidi (vai all’approfondimento);
Il disagio psicologico rispetto all’attuale situazione restrittiva sia dal punto di vista sociale che economico e lavorativo, si manifesta con una diminuzione del benessere psicologico con i dati appena visti ma anche con i comportamenti “anti” misure Covid.
Vediamo gente in spiaggia, gruppetti che giocano a palla in villa, persone a passeggio nelle vie del centro, le mascherine in mano o giuste giuste sotto il naso.
Si vanno a trovare i nonni, ci si abbraccia con gli amici, si fanno cene e feste.
Il governo spende ore e ore di lavoro ad elaborare complicatissimi decreti, cercando di tenere in conto gli interessi e i bisogni di tutti, ma le persone non recepiscono più le regole, in giro c’è molta confusione e atteggiamenti di disinteresse verso le restrizioni.
Per molti si è innescata la modalità più istintiva di salvaguardia del sé, che potremmo chiamare “si salvi chi può”.
Continuando in tale direzione, sarà sempre più difficile pensare di contenere il disagio e tanta indisciplinatezza.
Cerchiamo ora di capire i perché di certi comportamenti e come arginarli nel futuro.
- percezione del rischio e trade-off della sicurezza
La percezione del rischio, o la sensazione di sicurezza, è altamente soggettiva e mutevole.
Cambia da soggetto a soggetto, e si modifica nello stesso soggetto in diversi periodi di vita ed in situazioni diverse.
Decidere se “prendersi“ il rischio dipende da una serie di elementi, tra i quali non ultimi le informazioni che abbiamo e la valutazione generale che facciamo della specifica situazione.
La nostra percezione non è la realtà, così come una mappa non è il territorio, ma solo una sua rappresentazione.
La differenza tra percezione e realtà si manifesta in diversi modi, solitamente si tratta di una iper o ipo valutazione di uno dei seguenti fattori:
- il grado di rischio dell’evento negativo, cioè il suo impatto sulla mia salute. Ad esempio pensando ad un incidente con la macchina posso valutare come accettabile di farmi solo qualche livido, o rompermi un osso.
- la probabilità che si verifichi l’evento negativo, nessuno consulta le statistiche dell’Istat, ognuno di noi nel proprio cervello ha una banca dati che sforna probabilità in continuazione, su praticamente ogni cosa…
- il costo personale, di tempo o economico che devo sostenere per essere al sicuro. Quando dobbiamo prendere decisioni sulla nostra salute, la rapida valutazione, molto spesso inconscia, mette in comparazione i benefici (la tutela) con i costi o disagi che la misura stessa produce, quali ad esempio:
- limitare i nostri movimenti (es. la cintura di sicurezza)
- presentare altri rischi, effetti collaterali (es. un’operazione chirurgica, i vaccini o le medicine)
- o più semplicemente il non gradire la misura in sé (es. la dieta, fare esercizio fisico o doversi fare un’iniezione).
- l’efficacia percepita della misura di protezione, in senso assoluto, ma anche in relazione ai rischi che percepisco e ai costi che devo sostenere. ad esempio per abbassare la mia pressione, posso preferire prendere una pillola (costo economico basso, poco tempo, efficacia immediata ma non perdurante e possibili danni collaterali) piuttosto che avere una sana alimentazione e fare esercizio fisico (costo economico medio/alto, efficacia duratura ma effetti nel lungo periodo)
I trade-off della sicurezza sono quei “compromessi” che noi scegliamo dopo aver valutato costi e benefici di una misura che ci tutela.
Se pensiamo alla nostra tutela dai furti, l’uso di pin e password ne rappresenta un esempio, per poter ritirare comodamente i soldi al bancomat, abbiamo la scomodità di doverci ricordare il codice segreto!
Ma preferiamo adattarci, piuttosto che rischiare che chiunque in possesso del nostro bancomat possa prendere i nostri soldi.
Nello stesso modo quando si tratta della nostra salute, quando siamo sulle due ruote accettiamo di indossare il casco per evitare di farci male in un eventuale incidente.
Si possono fare, dunque, buoni e cattivi trade-off in relazione alla nostra salute e sicurezza.
Compiamo diversi tipi di compromessi, tutti i giorni, in molti aspetti della nostra vita.
Per semplificare possiamo individuarne tre tipologie di cattivi trade-off:
- trade-off per ottenere un risultato (guadagno immediato)
- questo è tipico delle lavorazioni in azienda. Sul posto di lavoro ad esempio un operaio può trovare un compromesso tra la completezza e l’efficienza, cioè tra adottare tutti i DPI e seguire le procedure e il completamento della lavorazione in poco tempo.
- trade-off per evitare uno sforzo (evitare una perdita)
- se le persone valutano come eccessivamente faticose, invasive (costo elevato) oppure inadatte (non efficacia) oppure con benefici troppo distanti nel tempo le misure di protezione saranno meno inclini ad applicarle, saranno più disposti a trovare escamotage per evitare l’adozione di tali misure adottando dei trade-off poco funzionali. Questo sembrerebbe proprio il caso delle restrizioni pensate dal governo per diminuire il contagio da Covid-19.
Dopo aver raccolto informazioni, valutato probabilità ed analizzato conseguenze, decidiamo se adottare la misura così com’è, se non adottarla affatto oppure se adottare un trade-off, optare cioè per un compromesso.
Tale valutazione sarà anche commisurata alla probabilità percepita di ricevere una punizione per non aver rispettato la regola.
Quando la percezione si discosta molto dalla realtà oggettiva, i trade-off e quindi i comportamenti appariranno assurdi.
Noi esseri umani siamo fatti così. Non sto dicendo che è giusto, dico che è naturale….lo facciamo di continuo.
Attraversiamo di corsa con il rosso una strada trafficata per non perdere l’autobus che altrimenti dobbiamo aspettare per mezz’ora…
- Misure anti-Covid e trade-off: non chiediamoci se le misure sono efficaci.
Il problema delle misure che tutelano salute e sicurezza nei luoghi di lavoro o nel nostro tempo libero non è definirle, è fare in modo che le persone le percepiscano come adatte, utili e poco costose.
Il problema delle misure di tutela dai rischi non è se ci tutelano o meno dalle minacce, non è solo la loro efficacia, quanto piuttosto se le persone le percepiscono come un buon trade-off!!
Rapportando costi e benefici devo avere la sensazione di guadagnarci.
Ad esempio, tutti siamo convinti dell’efficacia del casco nel salvarti la vita.
Ma pensare di indossarlo tutti i giorni quando giri in macchina può essere ritenuto un pessimo trade off: il casco ingombra, limita la visibilità, ti fa sudare ed in cambio ti dà una protezione su un rischio considerato davvero come remoto.
Viceversa se andiamo in pista a provare una macchina da formula 1 o partecipiamo ad un rally, può apparire invece come un dispositivo davvero utile!
In tal senso, le misure imposte dai vari decreti sono complesse da capire, a volte confuse o ritenute eccessive rispetto alla minaccia.
In queste condizioni le persone saranno sempre più spinte ad adottare dei trade-off piuttosto che la misura di tutela. Se poi a questo aggiungiamo la mancanza di controlli sul rispetto delle regole, la situazione di “anarchia” rischia di diventare sempre più incontrollabile.
Conclusioni: aiutare le persone a fare buoni trade-off con le 4 P
Una volta individuato un rischio, è bene progettare le misure per il suo contenimento o eliminazione. In questo momento più che mai occorre tenere a mente ciò che diceva Voltaire “il perfetto è nemico del bene”.
In ambito safety significa che non sempre la misura o procedura perfetta sulla carta sarà poi realmente utile e protettiva sul campo.
Se le persone non adotteranno quella misura, sebbene perfetta, il rischio avrà vinto.
In tali situazioni meglio scegliere la strada più sostenibile, che ci darà maggiori probabilità di successo, la strada cioè che le persone più facilmente adotteranno, anche per un lungo periodo (tutto il turno, piuttosto che diversi mesi di pandemia).
Bisogna impegnarsi affinché le persone facciano buoni trade-off.
Ecco qualche indicazione per datori di lavoro, RSPP, preposti e legislatori, per fare in modo che le persone facciano dei buoni trade-off.
Prima di proporre una misura di tutela ricordatevi delle quattro P:
- Prospettiva del Destinatario, è importante mettersi nei panni di chi le misure le deve usare. Cercate di capire e considerare come le persone faranno i trade-off, bilanciando costi e benefici (magari facendo delle interviste, chiedendo il loro parere…)
- Ad esempio la regola di natale e pasqua secondo cui due adulti e un under 14 potevano andare a trovare i nonni, è davvero difficile da sostenere, pensiamo alle famiglie di 3 persone con un figlio di 15 anni, che dei 3 rimane a casa da solo il giorno di natale?
- Protezioni come miglior Trade Off fare in modo che le misure di protezione siano considerate dei buoni trade-off, efficaci e adeguati al problema;
- Ad esempio la DAD, a ben vedere sono pochi i casi di diffusione del virus dentro la scuola, molto più spesso la diffusione è avvenuta in altri luoghi di aggregazione. Allora perché privare gli studenti di una così importante forma di socializzazione e apprendimento, quando per loro la scuola era il luogo più sicuro? Forse sarebbe stato un migliore trade-off un controllo fuori dalle scuole?
- Paradossi e Incongruenze. Le regole devono essere chiare, inequivocabili, ed uguali per tutti. Regolamenti troppo complessi non solo sono difficili da attivare, ma prestano il fianco a diverse interpretazioni.
- Ad esempio per pasqua la zona rossa ci impediva di cambiare regione, ma è stata data la possibilità di viaggiare in tutto il resto del modo. Un po’ di incongruenza io ce la vedo…
- Punizioni Utili, fare in modo che i controlli non siano random, ma certi e costanti e che la “punizione” sia utile in grado, cioè, di creare la cultura della sicurezza e nuove sane abitudini. La migliore punizione non è una sanzione pecuniaria come molti credono, ma è comportamentale. Pagare con il proprio tempo un errore, dover agire proprio nell’ottica della salute ti consente di riflettere sui tuoi comportamenti e sulle loro conseguenze, permettendoti di capire il tuo sbaglio e creare una nuova positiva consapevolezza.
- Ad esempio il giorno dopo che è passato l’obbligo della mascherina all’esterno una persona che passeggiava in una via deserta è stata multata (400 euro) perché non indossava la mascherina. Questa punizione quanto è stata educativa? E quanto invece ha generato un senso di rabbia e frustrazione? Considerando che dopo quel primo intervento la persona in questione non ha mai visto nessun altro multato, la sensazione di essere stato “fregato” quanto pesa nel disattendere le regole? Nel cercare di “fregare” a tua volta il sistema?
Nella sicurezza forma e sostanza coincidono, buoni trade-off (misure, procedure, DPI) devono essere comunicati in modo efficace e chiaro.
Se ciò non avviene le persone attueranno o la modalità “si salvi chi può” oppure disattenderanno le regole oppure adotteranno dei cattivi trade-off.
In ogni caso chi si occupa della salute e della sicurezza non avrà raggiunto i suoi obiettivi.