Le mascherine a tre strati esercitano una buona azione bloccante non solo contro gli aerosol di piccole dimensioni anche contro le particelle più grandi.
Ciò emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista “Science Advances” e ripreso dall’agenzia di stampa AGI, condotto dai ricercatori dell’Università della California di San Diego, dell’Indian Institute of Science e dell’Università di Toronto.
Gli scienziati hanno valutato il livello di possibilità dei dispositivi di protezione individuale di bloccare le particelle di virus in base al numero di strati da cui sono costituite.
Sono state testate la capacità delle mascherine, da uno a tre strati, di filtrare goccioline delle dimensioni paragonabili a quelle che vengono emesse tossendo o starnutendo.
Utilizzando un generatore di goccioline e una telecamera time-lapse ad alta velocità, si è scoperto che le goccioline respiratorie più grandi possono essere atomizzate passando attraverso i primi strati.
Ci spiega il meccanismo il dottor Abhishek Saha dell’Università della California di San Diego: “per capire cosa stiamo sostenendo si pensi a una grande goccia d’acqua che viene scissa in parti più piccole passando attraverso un setaccio.
Le mascherine a tre strati riescono a filtrare quasi tutte le parti della gocciolina iniziale, nonostante la velocità d’impatto elevata che può derivare da tosse o starnuti”.
Il dottor Abhishek Saha ha aggiunto che “i modelli di fisica hanno provato che le goccioline più piccole (delle dimensioni di circa 50-80 micron) possono restare nell’aria e diffondersi più facilmente, perché non vengono attratte dal suolo allo stesso modo delle particelle più grandi.
“Nei prossimi studi cercheremo di analizzare il ruolo dei diversi materiali per le maschere, nonché l’effetto delle maschere umide o bagnate sull’attrito delle particelle.
Il dottor Abhishek Saha ha concluso “speriamo che il nostro contributo possa essere utile nella definizione di linee guida aggiornate per contrastare l’avanzare della pandemia”.
Il tema delle mascherine e delle loro proprietà filtranti nel nostro paese è stato a lungo dibattuto.
Non sono mancati gli interventi delle autorità a seguito di alcuni test effettuati su prodotti provenienti dall’estero ed immessi nel mercato senza troppi controlli, vista la penuria dei dispositivi e la sempre maggiore richiesta.
Un’evidente differenza che caratterizza questi prodotti è data dalle caratteristiche costruttive in relazione agli scopi perseguiti.
Proprio in materia di mascherine si è soliti distinguere gli strumenti di protezione delle vie respiratorie (mascherine di stoffa) dai dispositivi di protezione individuale delle vie respiratorie, identificabili con la sigla FFP”.
In particolare, le mascherine medico-chirurgiche costituiscono un utile barriera di protezione nella diffusione di agenti patogeni trasmissibili per via area (aerosol e goccioline).
In relazione all’efficienza di filtrazione e resistenza respiratoria possono essere di quattro tipi: I, IR, II e IIR. Quelle di tipo II (tre strati) e IIR (quattro strati) offrono una maggiore efficienza di filtrazione batterica (≥ 98%), la IIR è resistente anche agli spruzzi (Regolamento Dispositivi Medici (UE) 2017/745; EN 14683:2019)”.
Recentemente, le “mascherine” sono state oggetto di alcuni aggiornamenti normativi legati all’emergenza per esempio, il decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, il cosiddetto “ decreto cura Italia”, equipara le mascherine chirurgiche a dispositivi di protezione individuale (DPI) con riferimento al D.Lgs. 81/2008.
Riguardo la protezione dei lavoratori, viene “raccomandato prioritariamente di seguire rigorosamente e scrupolosamente – anche negli ambienti di lavoro – tutte le indicazioni relative ai comportamenti e le precauzioni generali disposte nel contesto dell’emergenza da COVID-19.
Tra questi, anche l’utilizzo di mascherine chirurgiche, nei casi previsti (quando si sospetta di aver contratto il Coronavirus e/o si presentano sintomi quali tosse o starnuti, o quando è necessario entrare in contatto con una persona con sospetta infezione da SARS-CoV-2)”.
Inoltre, l’utilizzo di veri e propri “Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) delle vie respiratorie (FFP – secondo le norme) – in sostituzione all’uso di mascherine medico-chirurgiche – dovrebbe essere attentamente valutato in casi specifici, con particolare riferimento a tutti gli operatori che possano entrare in diretto contatto con persone con sintomi respiratori, oppure con soggetti con diagnosi sospetta o acclarata di COVID-19, oltre che con soggetti posti in regime di in quarantena”.
Per ultimo, le maschere protettive per particolato sono “dispositivi di protezione individuale per le vie respiratorie tipicamente utilizzati negli ambienti di lavoro o per utilizzi professionali.
La classificazione europea di tipo 1 (FFP1), 2 (FFP2) e 3 (FFP3) definisce il livello di protezione dell’operatore ad aerosol e goccioline con un grado di efficienza rispettivamente del 80%, 94% e 98%.
I facciali filtranti sono ulteriormente classificati come: “utilizzabili solo per un singolo turno di lavoro” (indicati con la sigla NR) o “riutilizzabili” per più di un turno di lavoro (indicati con lettera R). I dispositivi conformi alla legislazione vigente (Regolamento (UE) 425/2016) devono essere dotati di marcatura CE apposta in maniera leggibile, indelebile per tutto il periodo di durata del DPI.
I DPI devono essere conformi a specifiche norme tecniche (UNI EN 149:2003) perché siano conformi al fattore di protezione ricercato”
Concludiamo ricordando quanto previsto nel Titolo III del TUSL:
“Ai fini del presente decreto si intende per dispositivo di protezione individuale, di seguito denominato “DPI”, qualsiasi attrezzatura destinata ad essere indossata e tenuta dal lavoratore allo scopo di proteggerlo contro uno o più rischi suscettibili di minacciarne la sicurezza o la salute durante il lavoro, nonché ogni complemento o accessorio destinato a tale scopo”
“I DPI devono essere impiegati quando i rischi non possono essere evitati o sufficientemente ridotti da misure tecniche di prevenzione, da mezzi di protezione collettiva, da misure, metodi o procedimenti di riorganizzazione”