In base ad una sentenza della Corte di Cassazione,
anche le condizioni psico- fisiche che rendono il lavoratore non idoneo a determinate attività, possono incidere sulla colpevolezza del datore di lavoro in caso di infortunio.
In tale Sentenza, il datore di lavoro aveva presentato ricorso per la condanna di omicidio colposo per un dipendente colto da un’insufficienza cardiaca acuta, mentre era impegnato a trasportare del materiale pesante.
Il ricorso è stato rigettato, poiché le modalità di trasporto (a spalla), la frequenza delle azioni per il sollevamento e il breve tempo di riposo erano fuori limiti stabiliti dalla legge.
Oltretutto, non era stata effettuata un’accurata valutazione dei rischi circa la salute del dipendente, in relazione alla sua attitudine alla specifica mansione e a probabili patologie tali da renderlo inidoneo.
Ai sensi dell’art. 41 del D.Lgs. 81/2008, si parla di “preventiva verifica delle condizioni di salute, anche in caso di mutamento di mansioni” e ciò prova, in questo caso, la negligenza e imprudenza del datore di lavoro, nonché l’inosservanza delle norme in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.