Una sentenza della Cassazione Sez. I Pen. ha condannato penalmente l’amministratore di una società di recupero crediti per aver applicato una Governance aziendale basata su numerose e petulanti telefonate ai debitori.
La responsabilità, perlomeno a titolo di colpa, è relativa al reato di molestie o disturbo alle persone.
È bene precisare che, anche se le chiamate sono effettuate dagli addetti del call center, il responsabile è colui che ha attuato la strategia aziendale e pertanto ha leso la libertà di comunicazione, garantita dalla Costituzione.
Nel caso specifico, l’amministratore di una società volta al recupero di crediti per bollette di gas e luce insolute è stato condannato per le numerose chiamate effettuate dagli addetti del call center, i quali non hanno agito in autonomia, ma in base a specifiche disposizioni aziendali.
In base all’art. 660 del Codice penale, il requisito della “petulanza” prevede il reato di molestie o disturbo alle persone. In questo caso le chiamate sono state eccessive ed effettuate anche in orari non consoni.
Il debitore che ha denunciato il fatto, ha infatti dichiarato di aver ricevuto dalle otto alle dieci chiamate al giorno per un periodo di quasi due mesi.
Si va quindi a ledere la libertà di comunicazione anche quando avviene per via telefonica, a causa del carattere invasivo della comunicazione, alla quale il destinatario non può sottrarsi.
Differente è il caso di invio della posta elettronica, poiché non è presente un’interazione diretta e il destinatario può decidere quando e se aprire la mail.
In tale situazione non integra una tutela penale.
I giudici di merito hanno condannato l’amministratore della Società ad un’ammenda di trecento euro, oltre al risarcimento dei danni per la parte civile e addebitandogli le spese processuali.