Sul posto di lavoro, una regola fondamentale è l’assenza di discriminazione diretta o indiretta,
ossia la parità di trattamento dal punto di vista razziale, religioso, qualunque sia il proprio orientamento sessuale, l’handicap o convinzioni personali.
Tra le discriminazioni rientrano anche le molestie, ossia comportamenti che vanno a violare la dignità della persona che si trova a vivere una situazione umiliante e ostile.
La parità di trattamento si applica sia all’accesso all’occupazione, che ai criteri selettivi ai fini dell’assunzione, alle condizioni lavorative, comprese le mansioni e gli avanzamenti di carriera, all’accesso alla formazione.
Non sono, invece, considerati atti discriminatori, le differenze di trattamento dovute esplicitamente ad attività lavorative per le quali sono richieste specifiche caratteristiche o requisiti essenziali (un esempio sono le professioni relative alla religione da espletare nell’ambito di un ente religioso).
Un importante strumento per combattere la discriminazione sul posto di lavoro è il c.d. Whistleblowing.
Il fine è quello di tutelare i lavoratori che segnalano condotte illecite, mantenendo la riservatezza dell’identità di chi segnala il reato.