La valutazione dei rischi è il più importante obbligo che qualsiasi datore di lavoro deve effettuare al fine di individuare le migliori misure di prevenzione e protezione dei lavoratori dai rischi professionali.
Si tratta di una procedura che deve riguardare tutti i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, finanche quelli connessi alle differenze di genere ovvero quelle caratteristiche femminili e maschili che richiedono un adattamento dell’organizzazione dell’attività lavorativa.
Il Testo unico di sicurezza ribadisce la necessità di garantire l’uniformità della tutela delle lavoratrici e dei lavoratori sul territorio nazionale, anche con riguardo alle differenze di genere, di età e di provenienza delle lavoratrici e dei lavoratori.
Con questa disposizione, il legislatore ha voluto superare l’idea di lavoratore prevalentemente maschio ed occidentale contenuta nel corpo normativo precedente e promuovere lo studio delle differenze che l’appartenenza a un genere può sviluppare nell’ambito di un’identica mansione in una stessa attività lavorativa, nonché lo studio delle particolari criticità che possono verificarsi in ambienti occupati prevalentemente da uomini o da donne con caratteristiche diverse per età, provenienza e genere.
Occorre tenere conto, infatti, che non solo uomini e donne possono essere esposti a rischi diversi nei vari comparti di lavoro, ma possono rispondere in maniera diversa alla stessa esposizione a un determinato rischio.
A ciò va aggiunto, inoltre, che alcuni rischi necessitano di essere ulteriormente indagati, proprio al fine di raggiungere una tutela delle persone esposte più efficace e specifica.
Si tratta ovviamente di valutazioni che tengono sicuramente conto di una sempre maggiore presenza di donne in attività di lavoro.
Tradizionalmente, la normativa in tema di salute e sicurezza sul lavoro non ha fatto distinzione tra i diversi generi, tanto che luoghi di lavoro, macchine e attrezzature, postazioni di lavoro e persino i DPI sono stati progettati e resi disponibili per individui occidentali, di sesso maschile di corporatura ed età medie e standardizzata, lo stesso è avvenuto per il calcolo dei limiti di esposizione alle sostanze pericolose.
Solo da pochi anni sono reperibili sul mercato abiti da lavoro, calzature antinfortunistiche e alcune tipologie di DPI con taglie adeguate alle diverse corporature.
Ancora oggi succede che nei documenti di valutazione dei rischi la differenza di genere viene confusa con la tutela delle lavoratrici madri, che è invece già considerata e declinata in uno specifico dettato normativo (d.lgs. 151/2001).
Una corretta conoscenza e valutazione dei rischi in ottica di genere è, dunque, la premessa imprescindibile per l’attuazione di interventi di prevenzione più mirati ed efficaci.
Proprio per dare seguito a tale esigenza, la Consulenza tecnica per la salute e la sicurezza e la Consulenza statistico attuariale dell’Inail hanno avviato un progetto con lo scopo di approfondire il tema da un punto di vista normativo, statistico e tecnico, aiutando i datori di lavoro a disporre di strumenti che contengano approcci aggiornati alle conoscenze più attuali sotto il profilo tecnico scientifico per fornire risposte sempre più puntuali e specifiche a lavoratrici e lavoratori.
La pubblicazione è organizzata in una parte generale per inquadrare e contestualizzare il tema della valutazione dei rischi in ottica di genere, una parte applicativa riportante delle schede di rischio finalizzate all’integrazione della valutazione dei rischi in ottica di genere e un’appendice statistica che delinea il quadro occupazionale, infortunistico e tecnopatico.
Si tratta in conclusione di un documento molto interessante molto utile per i datori di lavoro, i propri consulenti e più in generale per tutte quelle figure che partecipano attivamente al processo di valutazione dei rischi .
Fonte: Inail