In materia di infortuni connessi all’organizzazione dell’orario del lavoro
con particolare riguardo al lavoro notturno, Inail ha recentemente pubblicato un interessante documento prodotto dalla Consulenza statistico attuariale (CSA) dell’Istituto.
È noto come il ricorso al lavoro notturno risponda a bisogni sociali ed essenziali, perché garantisce servizi primari come la salute con la sanità e i servizi assistenziali, la sicurezza con le forze dell’ordine e la vigilanza, il trasferimento e il reperimento di beni di base col trasporto.
Negli anni si sono aggiunte a queste esigenze, anche altre di tipo strettamente economico, legate ai processi industriali a ciclo continuo e alla massimizzazione dell’utilizzo di macchinari che non possono restare fermi perché il riavvio comporterebbe tempo e perdita di materiali o perché il loro costo è molto elevato e per essere ammortizzato è necessario farne un uso ininterrotto.
Il tempo del lavoro si è di conseguenza esteso, dilatandosi nell’arco delle 24 ore, con effetti anche sulla salute e sull’integrità psico-fisica del lavoratore.
Il lavoro notturno è regolamentato dal d.lgs. 66/2003 in attuazione delle direttive comunitarie 93/104/CE e 2000/34/CE concernenti taluni aspetti dell’organizzazione dell’orario di lavoro. Il decreto chiarisce le definizioni di periodo notturno e di lavoratore notturno (art.1), detta le limitazioni allo svolgimento del lavoro notturno (art.11), impone controlli (almeno ogni due anni) preventivi e periodici adeguati al rischio a cui il lavoratore è esposto (art.14), stabilisce l’assegnazione al lavoro diurno per inidoneità fisica (art.15).
Entrando nel dettaglio delle limitazioni, è stabilito il divieto di lavoro notturno tra le ore 24 e le 6 per le donne in gravidanza e fino al raggiungimento di un anno di età del figlio e, in generale, per i lavoratori dichiarati inidonei dalle strutture sanitarie competenti.
Il lavoro notturno è sempre vietato ai minori; sono previste delle deroghe per coloro che hanno più di 16 anni, per casi di forza maggiore ed esclusivamente per il tempo strettamente necessario e in tutti i casi esplicitamente previsti dai contratti collettivi nazionali.
È bene ricordare che l’orario di lavoro, non può superare in media le 8 ore giornaliere nelle 24 ore salva l’individuazione da parte dei contratti collettivi di un periodo di riferimento più ampio sul quale calcolare il suddetto limite (art. 13).
A tal proposito l’Ispettorato Nazionale del Lavoro ha chiarito con la Nota n.1438 del 2019 che il riferimento temporale rispetto al quale calcolare la media delle ore è la “settimana lavorativa” (su 6 giorni lavorativi) in mancanza di una definizione normativa o contrattuale specifica.
L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) ha classificato i turni di notte come probabili cancerogeni per l’essere umano (classe 2A) evidenziando associazioni positive tra il lavoro notturno e i tumori del seno, della prostata, del colon e del retto.
Nell’indagine sono state esaminate le denunce di eventi avvenuti nella fascia oraria che va dalla mezzanotte fino alle 6, afferenti a tutti i lavoratori assicurati all’Inail.
I dati statistici si riferiscono al quinquennio 2018-2022 aggiornati al 31 ottobre 2023, ultimo disponibile alla stesura del testo e sono rilevati rispetto all’ora solare di accadimento presente nella denuncia di infortunio sul lavoro.
La stragrande maggioranza dei casi rilevati riguarda proprio coloro che prestano abitualmente la loro attività in orario notturno, ma una parte residuale coinvolge anche personale impiegato di giorno e che solo occasionalmente si trova a svolgere l’attività a tarda ora o con le prime luci del sole, per esempio per lavoro straordinario.
Lasciandovi alla lettura del documento, per coloro che si occupano di consulenza in materia di prevenzione di infortuni e malattie professionali ricordiamo che i rischi connessi all’organizzazione temporale del lavoro ovvero quelli connessi alla specifica tipologia contrattuale attraverso cui viene resa la prestazione di lavoro sono oggetto della valutazione dei rischi, ai sensi dell’art. 28 del TUS.
GLI INFORTUNI SUL LAVORO IN ORARIO NOTTURNO IN ITALIA (pdf. 1.601 KB)
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