La morte della giovane Luana, operaia e mamma di 22 anni, merita molto di più della solita retorica “post mortem” da quattro soldi.
Lei, Maurizio, Carlo e le oltre 185 vittime dall’inizio dell’anno meritano rispetto e minore accondiscendenza.
Se la loro morte e quella dei tanti umili lavoratori che ci lasciano quotidianamente hanno veramente un valore, occorre lanciare un segnale forte: una giornata di lutto nazionale, di “lockdown alla memoria”, un’azione che costringa tutti a riflettere veramente su cosa accade ogni giorno sotto i nostri occhi distratti, in questa economia in affanno.
In questi giorni di “quotidiana disgrazia” le storie di coloro che perdono la vita si somigliano tutte, a dimostrazione che le cause sono sempre le stesse: distrazione, superficialità, irresponsabilità, sottovalutazione, sciatteria, mancanza di consapevolezza, fretta di agire, approssimazione.
La cosa che ci ha maggiormente addolorato è stata quella di vedere che anche la retorica “post mortem” non è cambiata: il tema dei controlli, il padrone cattivo, la legge del profitto, lo sciopero, i tavoli sulla sicurezza.
A sentire certe proposte sembra di trovarsi di fronte ad un fenomeno nuovo, sconosciuto.
Eppure, da anni, tutti gli anni, il numero delle persone che perdono la vita per il lavoro è sempre lo stesso, se non maggiore.
Tutti coloro che si scandalizzano alla notizia dell’ennesima vittima, invece di dire banalità di circostanza, dovrebbero fare meglio quello per cui si impegnano: sindacati, istituzioni, associazioni, testate giornalistiche, opinione pubblica, tutti dovrebbero fare meglio.
Anche il legislatore ha le sue colpe: come è possibile che in una economia terziarizzata come la nostra, composta da milioni di microimprese, sparse in ogni dove e sconosciute agli organi di vigilanza, i datori di lavoro possano svolgere le proprie attività senza avere la minima consapevolezza dei rischi lavorativi?
A quando una norma che estende l’obbligo formativo anche ai datori di lavoro?
La nostra Associazione, da sempre si è data l’obiettivo di contribuire con tutte le proprie forze, al miglioramento delle condizioni di lavoro delle persone, facendo bene quello che ci siamo proposti di fare: formare bravi consulenti per la sicurezza, qualificati docenti formatori, bravi responsabili del servizio di prevenzione e protezione.
Il nostro impegno si traduce in un sempre maggiore numero di lavoratori ben formati e più sicuri, in posti di lavoro più salubri e più accoglienti, in datori di lavoro meno impreparati e più consapevoli.
Il rimorso che abbiamo è che malgrado il tanto impegno non siamo riusciti ad arrivare in tempo per salvare la vita a Luana e, con lei, ai tanti lavoratori che ci hanno lasciato.