Come per la malattia, la simulazione di un infortunio da parte del lavoratore
rappresenta un grave inadempimento nei confronti del datore di lavoro, il quale può intimare il licenziamento per giusta causa.
Difatti, simili comportamenti sono considerati
“lesivi del vincolo fiduciario insito nel rapporto di lavoro subordinato…”
Con la sentenza N. 21629/2018 la Corte di Cassazione ha puntualizzato, però, che, nel caso di contestazione di simulazione di infortunio sul lavoro, il datore di lavoro ha l’onere di provare la sussistenza della giusta causa di recesso.
Nel caso in questione, il lavoratore ha proceduto con l’impugnazione del licenziamento, successivamente accolta dalla Corte d’Appello per mancanza di prove, gravanti sulla società, circa la fondatezza del recesso per giusta causa.
Quest’ultima è stata condannata al pagamento delle spese processuali dalla Suprema Corte.
Pertanto, è necessario dimostrare la falsità della denuncia di infortunio o perché non è realmente accaduto, oppure è accaduto ma non in circostanze lavorative.
La richiesta è quella di dimostrare fatti positivi incompatibili con la reale esistenza dell’evento denunciato.