Che la ripartenza della cosiddetta fase 2, seppur differenziata da regione a regione, sarebbe stata problematica a causa dei diversi e talvolta contrapposti interessi in campo, era quasi scontato.
Nonostante le difficoltà ampiamente prevedibili a causa delle diverse “sensibilità” e “interessi” legittimamente rappresentati dal governo, regioni e imprenditori, non possiamo però esimerci dal registrare il grande caos che, almeno fino ad oggi, venerdì 15 maggio 2020, regna in questo delicatissimo settore.
Un caos che, se non risolto con il senso di responsabilità che la situazione esige da ciascuna delle parti in causa, rischia di compromettere contemporaneamente sia le misure di contenimento del Covid19 e, di conseguenza, la salute dei lavoratori e dei cittadini/utenti, che gli stessi interessi economici delle categorie commerciali che giustamente pretendono di riprendere le loro attività dopo il lungo lock-down.
Per debito di precisione, occorre rammentare che le predette linee guida sono espressamente richiamate dall’art. 2, comma 1, lett. z) e sono qualificate come “atti di indirizzo e coordinamento per l’applicazione della normativa in materia di salute e sicurezza predisposti dai ministeri, dalle regioni, dall’ISPESL e dall’INAIL e approvati in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano”.
Mentre scriviamo ci risulta che sia ancora in corso l’ennesima conferenza Stato-regioni, chiamata a realizzare una non facile quadratura del cerchio tra le linee guida promosse dall’INAIL in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità – proprio nel settore della ristorazione e della balneazione – e quelle elaborate autonomamente da talune regioni, come Emilia Romagna, Veneto e Trentino e, ancora, quelle proposte da talune associazioni di imprenditori che ne hanno affidato la redazione ad appositi comitati scientifici.
Ovviamente non si potrà prescindere dalla condivisione di un testo concordato proprio in conferenza Stato-regioni, per evitare che per tanti imprenditori la riapertura prevista per il prossimo 18 maggio si trasformi in un enorme caos, senza certezza sulle regole da applicare e con la concreta possibilità di andare incontro a sanzioni anche severe.
Senza peraltro tralasciare, lo ripetiamo ancora una volta, i rischi per la salute di dipendenti e clienti, con conseguente impennata del rischio pandemico.
Orbene, premesso che nell’attuale situazione di persistente circolazione di SARS-CoV-2, l’intero settore della ristorazione è considerato un contesto a rischio di aggregazione medio-alto, l’INAIL ritiene che l’adozione delle misure di contenimento dell’epidemia debba avvenire secondo i principi della gradualità e progressività in modo da permettere anche la verifica della sostenibilità delle misure stesse.
Le indicazioni fornite con le linee guida, pertanto, hanno carattere generale per garantire la coerenza delle misure essenziali al contenimento dell’epidemia di cui tener conto nelle singole situazioni.
È importante sottolineare come la riorganizzazione del settore della ristorazione dovrà necessariamente affiancare misure di prevenzione e protezione collettive e individuali, contando anche sulla collaborazione attiva dell’utenza che dovrà continuare a mettere in pratica i comportamenti previsti per il contrasto alla diffusione dell’epidemia.
Veniamo, dunque, ad una sintetica analisi dei documenti tecnici in questione, che si articolano in due parti: la prima dedicata all’analisi di scenario dei settori di riferimento e la seconda alle ipotesi di misure di sistema, organizzative, di prevenzione e protezione.
Il distanziamento sociale nei ristoranti
Nel settore della ristorazione, che in Italia conta circa 1,2 milioni di addetti, ad assumere un aspetto di grande complessità è la questione del distanziamento sociale.
Durante il servizio, infatti, non è evidentemente possibile l’uso di mascherine da parte dei clienti.
Lo stazionamento protratto, inoltre, in caso di soggetti infetti da Sars-CoV-2 può contaminare superfici come stoviglie e posate.
In ogni caso, va definito un limite massimo di capienza predeterminato, prevedendo uno spazio che di norma dovrebbe essere non inferiore a 4 metri quadrati per ciascun cliente, fatto salvo la possibilità di adozioni di misure organizzative come, ad esempio, le barriere divisorie.
Un altro aspetto di rilievo è il ricambio di aria naturale e la ventilazione dei locali confinati, anche in relazione ai servizi igienici, che spesso sono privi di possibilità di aerazione naturale.
Ragion per cui occorrerà incentivare l’utilizzazione di spazi esterni sgravando i gestori da ulteriori balzelli comunali per l’occupazione di suolo pubblico.
Necessario rivedere il layout dei locali con una rimodulazione dei posti a sedere.
Il documento Inail-Iss raccomanda, tra l’altro, di rimodulare la disposizione dei tavoli e dei posti a sedere, definendo un limite massimo di capienza predeterminato che preveda uno spazio di norma non inferiore a quattro metri quadrati per ciascun cliente, fatta salva la possibilità di adottare altre misure organizzative, come per esempio le barriere divisorie.
La prenotazione obbligatoria viene indicata come ulteriore strumento di prevenzione, utile anche per evitare assembramenti di persone in attesa fuori dal locale.
Inutile ribadire che anche su questo specifico adempimento i ristoratori, spesso appoggiati da Comuni e regioni, sono sul piede di guerra con dichiarazioni del tipo: “i casi sono due: o si riaprono i locali, dando agli esercenti la possibilità di lavorare in sicurezza, con protocolli organizzativamente praticabili ed economicamente sostenibili seppur con capienze ridotte, oppure è preferibile tenere tutto chiuso”
Prenotazione obbligatoria per prevenire l’affollamento negli stabilimenti
Nel documento relativo al settore della balneazione, viene indicata una strategia di gestione del rischio che tenga conto di vari aspetti, che riguardano il sistema integrato delle infrastrutture collegate con la meta di balneazione, gli stabilimenti e le spiagge libere.
Determinare l’area utilizzabile dai bagnanti richiede inoltre valutazioni specifiche, perché le aree costiere sono molto differenti tra loro.
Si ritiene quindi opportuna l’adozione da parte delle autorità locali di piani che permettano di prevenire l’affollamento delle spiagge, anche tramite l’utilizzo di tecnologie innovative.
Per consentire un accesso contingentato agli stabilimenti balneari e alle spiagge attrezzate, viene suggerita la prenotazione obbligatoria, anche per fasce orarie.
Si raccomanda, inoltre, di favorire l’utilizzo di sistemi di pagamento veloci con carte contactless o attraverso portali/app web.
Vanno inoltre differenziati, ove possibile, i percorsi di entrata e uscita, prevedendo una segnaletica chiara.
Consigliata una distanza minima di cinque metri tra le file di ombrelloni
Per garantire il corretto distanziamento sociale in spiaggia, la distanza minima consigliata tra le file degli ombrelloni è pari a cinque metri e quella tra gli ombrelloni della stessa fila a quattro metri e mezzo.
È opportuno anche privilegiare l’assegnazione dello stesso ombrellone ai medesimi occupanti che soggiornano per più giorni.
In ogni caso è necessaria l’igienizzazione delle superfici prima dell’assegnazione della stessa attrezzatura a un altro utente, anche nel corso della stessa giornata.
È da evitare, inoltre, la pratica di attività ludico-sportive che possono dar luogo ad assembramenti e giochi di gruppo e, per lo stesso motivo, deve essere inibito l’utilizzo di piscine.
Formazione mirata e dpi tra le misure specifiche per il personale
Entrambi i documenti si soffermano anche sulle misure specifiche per i lavoratori, in linea con quanto riportato nel protocollo condiviso tra le parti sociali dello scorso 24 aprile.
Oltre a un’informazione di carattere generale sul rischio da Sars-CoV-2, al personale devono essere impartite istruzioni mirate, con particolare riferimento alle specifiche norme igieniche da rispettare e all’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale.
Va comunque ribadita la necessità di una corretta e frequente igiene delle mani, attraverso la messa a disposizione in punti facilmente accessibili di appositi dispenser con soluzione idroalcolica.