L’analisi dell’Inail in occasione dell’8 marzo:
nel 2016 le denunce al femminile sono state 230.372, in aumento dell’1,4% rispetto alle 227.175 dell’anno precedente. Oltre la metà dei casi mortali nel tragitto casa-lavoro-casa. In calo le malattie professionali (da 16.801 a 16.634)
L’analisi delle caratteristiche del fenomeno infortunistico e tecnopatico al femminile, condotta in occasione della Giornata internazionale della donna dell’8 marzo dalla Consulenza statistico attuariale (Csa) dell’Inail sui dati consolidati del 2016, conferma la rilevanza del “rischio strada” per le lavoratrici: più della metà dei casi mortali, infatti, avviene nel tragitto di andata e ritorno tra la casa e il luogo di lavoro.
Nel complesso le denunce presentate all’Istituto per infortuni sul lavoro avvenuti nel 2016 che hanno riguardato le donne nelle tre gestioni principali (Agricoltura, Industria e servizi, conto Stato) sono state 230.372, in crescita dell’1,4% rispetto alle 227.175 dell’anno precedente.
A queste si aggiungono le 27 del settore Navigazione e le 525 della gestione autonoma casalinghe. I casi mortali denunciati che hanno coinvolto lavoratrici sono stati 106 (nove in meno rispetto al 2015), 53 dei quali riconosciuti dall’Istituto.
Nessuna denuncia per eventi mortali è stata registrata nel settore Navigazione, mentre delle cinque denunce che hanno interessato le casalinghe nel 2016, un caso è stato accertato positivamente.
Il trend nel quinquennio 2012-2016.
Tra il 2012 e il 2016 le denunce di infortunio sono diminuite complessivamente del 13,9% (dalle 745.546 del 2012 alle 641.544 del 2016). A fronte di un aumento dell’1,6% dell’occupazione femminile, le denunce delle lavoratrici hanno registrato un calo costante negli anni del quinquennio esaminato, passando dalle 257.300 del 2012 alle 230.372 del 2016, pari a una diminuzione percentuale del 10,5%, più contenuta rispetto a quella rilevata tra i lavoratori (-15,8%). Nello stesso quinquennio l’incidenza delle donne sul totale degli infortuni è salita dal 34,5% al 35,9%.
I primi dati del 2017.
Dai primi dati, ancora provvisori, sulle denunce di infortunio sul lavoro presentate nel corso del 2017, pubblicati a fine gennaio nella sezione Open data del portale dell’Istituto, emerge complessivamente una diminuzione dello 0,2% rispetto al 2016, da 636.812 a 635.433 (i dati sono rilevati al 31 dicembre di ciascun anno per omogeneità di confronto).
A differenza dei lavoratori, tra cui il numero degli infortuni denunciati ha registrato una flessione dello 0,4%, per le denunce di infortunio delle lavoratrici vi è stato un leggero incremento, da 228.623 a 228.744 casi (+0,1%).
Le denunce di infortunio con esito mortale, invece, sono state nel complesso 11 in più (+1,1%), dalle 1.018 del 2016 alle 1.029 del 2017. L’aumento in questo caso ha riguardato sia la componente maschile (da 921 a 927 denunce) sia quella femminile (da 97 a 102).
Tra i 50 e i 54 anni la fascia più colpita.
Gli infortuni denunciati dalle lavoratrici si concentrano per oltre la metà al Nord (60%), seguito dal Centro (21%) e dal Mezzogiorno (19%). Per i casi mortali le stesse percentuali si attestano al 49% per il Nord, al 29% per il Centro e al 22% per il Mezzogiorno.
L’incidenza degli infortuni delle lavoratrici è particolarmente elevata nel settore dei servizi domestici e familiari (colf e badanti), con l’89% sul totale delle denunce del settore, seguito da sanità e assistenza sociale (78,7%) e dal confezionamento di articoli di abbigliamento (68,3%).
Con 32.956 casi, pari al 14,3% del totale delle denunce di infortunio femminili, la fascia tra i 50 e i 54 anni continua a essere la più colpita in termini assoluti. Tra i 55 e i 59 anni, invece, l’incidenza più elevata della componente femminile, con il 41,9% del totale degli infortuni di entrambi i generi.
Le cause e le conseguenze.
Prendendo in considerazione solo i casi avvenuti in occasione di lavoro e accertati positivamente, la caduta risulta essere la prima causa di infortunio per le donne (29% sul totale dei casi codificati) e la terza per gli uomini (19,3%), seguita dai movimenti del corpo senza sforzo fisico (21,8%), che è invece la seconda causa degli infortuni occorsi ai lavoratori (21,3%).
La sede maggiormente interessata dagli infortuni continua a essere la mano, anche se per le donne presenta un’incidenza inferiore rispetto agli uomini (23,7% dei casi codificati contro 29,1%), dovuta al maggior peso assunto per le lavoratrici dalla caviglia (14,9% contro 11,4%), dalla colonna vertebrale (10,5% contro 8,7%) e dal ginocchio (10% contro 8,2%).
Sia per gli uomini che per le donne le conseguenze più rilevanti degli infortuni sono contusioni e lussazioni, con pesi relativi maggiori, però, per le lavoratrici (rispettivamente 35,3% contro il 28% dei lavoratori e 32,2% contro il 25,4%).
L’incidenza del “rischio strada”.
La maggiore rilevanza degli infortuni in itinere, avvenuti cioè nel tragitto casa-lavoro-casa, per le donne rispetto agli uomini spicca sia in valore assoluto (rispettivamente 50.738 denunce di infortunio in itinere contro 47.475) sia in percentuale (22% contro 11,5%).
Il divario di genere è ancora più marcato se si concentra l’attenzione sulle denunce di casi mortali. Anche nel 2016, infatti, tra le lavoratrici più di un decesso su due (50,9%) è avvenuto in itinere, mentre tra i lavoratori lo stesso rapporto è stato pari a circa uno su cinque (22,9%).
Un’ulteriore conferma in questo senso si ricava dai dati provvisori del 2017, da cui emerge per le donne una quota di decessi avvenuti nel tragitto di andata e ritorno tra la casa e il luogo di lavoro pari al 53% del totale (54 su 102).
L’andamento del fenomeno tecnopatico.
Le malattie professionali denunciate dalle lavoratrici nel 2016 sono state 16.634 (167 in meno rispetto al 2015), pari al 27,6% delle 60.244 tecnopatie denunciate nel complesso. L’aumento del 30,2% rispetto alle 46.285 denunce del 2012 è l’effetto di un incremento pari al 34,1% tra gli uomini e al 20,8% tra le donne.
Il 72,2% delle denunce di malattia professionale femminili nel 2016 si è concentrato nella gestione più grande dell’Industria e servizi (contro l’80,1% dei maschi), circa un quarto nell’Agricoltura e il restante 2,6% nel conto Stato.
Quest’ultima gestione – a causa della forte presenza femminile tra gli occupati di molti settori del pubblico impiego, come la scuola e il servizio sanitario nazionale – detiene il primato di incidenza percentuale femminile tra le denunce (435 casi su 732, pari al 59,4%).
Le patologie più diffuse.
Dal confronto di genere emerge che anche nel 2016 a colpire le lavoratrici e i lavoratori sono state soprattutto le malattie del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo, in particolare disturbi dei tessuti molli, come le tendiniti, o dorsopatie, come le ernie discali, e tra le patologie del sistema nervoso la sindrome del tunnel carpale, che insieme rappresentano quasi il 76% delle denunce.
Dietro questo risultato medio si nasconde, però, una notevole differenza tra uomini e donne: se le malattie citate rappresentano il 70% delle denunce maschili, la stessa percentuale sale infatti al 90% per le lavoratrici (circa 15mila delle 16.634 denunce complessive).
- Dossier Donne 2018 – Infortuni e malattie professionali (.pdf – 2,58 Mb)
Le infografiche sugli Open Data Inail aggiornati al 31 dicembre 2017: le denunce di infortunio e dei casi mortali al femminile per modalità di accadimento, in occasione di lavoro e in itinere, ovvero nel tragitto di andata e ritorno tra la casa e il posto di lavoro.
Fonte:inail