Lo scorso 20 settembre sono stati presentati i risultati delle tre campagne di monitoraggio ambientale e di monitoraggio biologico effettuate sugli asfaltatori nel cantiere BRE.BE.MI (Brescia-Bergamo-Milano).
Campagne alle quali hanno partecipato le 3 ASL/ATS afferenti e l’Unità operativa Ospedaliera di Medicina del Lavoro di Brescia.
Come è noto da alcuni anni in regione Lombardia nell’ambito del il PPTP Progetto di prevenzione Tumori Professionali è stato realizzato il Progetto “Pavimentazione stradale” – e Progetto Operativo Protezione Asfaltatori (POPA) a cui hanno partecipato l’Istituto di Medicina del lavoro Università di Milano, la le ASL di Milano e Lodi, l’INAIL e la ASLE_RLST.
Progetto che ha visto due precedenti campagne di indagine e più recentemente il cantiere di Bre-Be-Mi appunto.
I bitumi sono miscele complesse di sostanze organiche con alto peso molecolare che sono ottenute da residui della distillazione a pressione atmosferica del petrolio greggio ulteriormente distillati sotto vuoto.
I bitumi sono distinti in 6 classi:
- Straight-run bitumes (class 1) or paving bitumen;
- Oxidized bitumens (class 2);
- Outback bitumens (class 3);
- Bitumen emuldions (class 4);
- Modified bitumens (class 5);
- Thermally cracked bitumens (class 6).
I bitumi contengono una miscela complessa di componenti alifatici, idrocarburi aromatici, IPA e composti eterogenei contenenti ossigeno e metalli fra l’altro.
I vapori e fumi di bitume contengono quantità variabili di IPA e la quantità di IPA dipende dalla composizione del bitume, dalla temperatura di uso, dalle condizioni di stesa e dalla presenza di altri componenti nel conglomerato bituminoso. Ricordiamo che la IARC ha dedicato ai “bitumi ed emissioni di bitumi” la monografia 103 del 2013.
Lo studio ha riguardato il monitoraggio dell’esposizione occupazionale a IPA nei vapori e fumi di bitume durante le opere di asfaltatura mediante: monitoraggio dell’esposizione inalatoria, monitoraggio dell’esposizione dermica e monitoraggio biologico, con il coinvolgimento di 22 aziende.
Lo studio ha riguardato, dunque, 100 soggetti addetti alla pavimentazione stradale (esposti a fumi di bitume ed emissioni motori diesel) e 47 operatori addetti alla costruzione stradale mediante movimentazione terra (esposti ad emissioni motori diesel).
In questa ricerca sul campo si è’ evidenziata una esposizione ambientale certa ad IPA cancerogeni, superiore a quella della popolazione generale ed a quella riscontrata in analoga campagna effettuata nel 2003 su 20 imprese di asfaltatura nell’ambito di un precedente Progetto Regionale Lombardo (Progetto Prevenzione dei tumori Professionali – PPTP – e Progetto Operativo Protezione Asfaltatori –POPA).
Tale esposizione è risultata confermata anche dal monitoraggio biologico dell’Idrossipirene urinario eseguito a conclusione turno di fine settimana, dopo almeno tre giorni di lavoro di asfaltatura.
Le diverse risultanti dei due studi lombardi sono da riferirsi a diversi scenari di rischio (conformazione del territorio, dell’opera, del cantiere stradale) e potrebbero essere messi in relazione alla continuità e quantità di stesa giornaliera di asfalto, alla composizione del bitume (in BRE-BE-Mi sono stati utilizzati bitumi speciali in base ad esigenze tecniche) e del filler (in BRE-BE-MI sono stati reimpiegati filler ottenuti dalla scarificazione di asfalti con presumibili contaminazioni – olii minerali, gommino pneumatici ecc.).
I livelli ambientali di IPA sono risultati notevolmente più elevati che nello studio regionale PPTP-POPA, confermando la variabilità delle esposizioni nel comparto.
I livelli misurati sono in parte correlati all’utilizzo di bitumi modificati durante la stesa del manto di usura. Le misure ambientali e biologiche sono risultate fra loro coerenti evidenziando livelli di esposizione più elevati in corrispondenza della vibrofinitrice.
Più in dettaglio vediamo che il monitoraggio biologico nel cantiere BRE-BE-MI è stato condotto su 84 lavoratori (per un totale di 144 campioni) con dosaggio sia Idrossipirene urinario (1OHP-U): metabolita di fase 1 del pirene che del 2-naftolo urinario: metabolita del naftalene.
I risultati hanno messo in evidenza (vedi tabelle sottostanti) marcate differenze fra gli asfaltatori e le altre categorie di lavoratori come anche differenze fra le diverse mansioni degli asfaltatori.
Gli studi confermano quindi l’importanza d’indagare il rischio di esposizione a sostanze chimiche a partire dalla conoscenza puntuale del prodotto e dei suoi ingredienti, mediante analitiche di monitoraggio ambientale e biologico, non essendo più possibile attribuire un predeterminato profili e grado di rischio ad una mansione definita.
Lo studio indica che siamo di fronte ad una certa ed importante esposizione degli asfaltatori agli IPA oggetto di indagine e che tra quelli misurati sono presenti in maniera significativa, oltre al benzo(a)pirene, altri IPA classificati cancerogeni dalla IARC.
Si tratta di una esposizione ad IPA certamente superiore a quella della popolazione generale e a quella di altre categorie di lavoratori esposti professionalmente. I risultati del monitoraggio ambientale ottenuti indicano una certa ed importante esposizione degli asfaltatori agli IPA oggetto di indagine tali da determinare una tossicità equivalente nettamente superiore al valore di 1 ng/m3.
Il monitoraggio biologico effettuato presenta valori della media geometrica di 1-idrossipirene urinario (1-OHP-u) largamente superiori ai valori di riferimento della popolazione non esposta (con maggiore evidenza nel gruppo dei non fumatori) da 3 a 5 volte superiori al valore di riferimento della SIVR di 0,1 mg/g.creat.
I risultati hanno fatto concludere che “Considerando che la MG dell’1OHP-U degli asfaltatori non fumatori (0,48 μg/g creat) è risultata pari a quasi 5 volte quella della popolazione generale non fumatrice (0,1 μg/g creat) e che il 63,9% supera il valore massimo di riferimento della popolazione generale non professionalmente esposta e non fumatrice (0,3 μg/g creat), si può concludere che gli addetti alle opere di asfaltatura siano esposti professionalmente a IPA
Fonte INCA CGIL